Accoglienza a Bologna
Un caso di successo e di buona collaborazione con i vari servizi del territorio, sia pubblici, che privati
Da Repubblica Bologna del 4 luglio 2024, articolo scritto da Emanuela Gianpaoli
Fatima, diplomata raccontando di sé “Titolo: difficile ma non impossibile”
La storia di una profuga siriana che a 22 anni ha coronato il suo sogno La felicità tira brutti scherzi. Anche quello di scoppiare a piangere davanti alla commissione dell’esame di maturità. E non perché la prova sia andata male, tutt’altro. Solo che a Fatima Alrachid, 22 anni, durante gli orali al Crescenzi Pacinotti Sirani, è tornato in mente il suo primo giorno di scuola. Che per molti anni è stato anche l’ultimo. « Avevo 8 anni, l’età in cui in Siria, il mio Paese d’origine, si inizia a frequentare la primaria. Eravamo tutti nel piazzale davanti alla scuola quando è arrivato un gruppo armato e ha fatto una strage, insegnanti e alunni. Mi sono salvata chiudendomi in uno dei bagni dell’edificio da cui sono uscita solo dopo ore e davanti a me c’era sangue ovunque. Siamo sopravvissuti in pochi». Da quel giorno Fatima in classe, comprensibilmente non è più tornata, i suoi genitori avevano troppa paura e comunque non c’erano più docenti, tutti morti. La stessa sorte che è toccata a suo padre, di nuovo davanti ai suoi occhi. « È stato un incubo, non si può immaginare». È allora che la mamma ha preso lei e i fratellini piccoli, in fuga verso il Libano, un mese di cammino, quasi tutto a piedi. «Era il modo più sicuro per raggiungere le frontiere, le auto venivano fermate». A leggere e scrivere, in arabo, ha imparato da sola nel campo profughi libanese dove è rimasta cinque anni. « Ai siriani però non è consentito frequentare la scuola in Libano, così ho iniziato a guardare dei video musicali con i sottotitoli, associando le strofe alle scritte che scorrevano sotto». In Italia, prima in Sicilia, è approdata con la madre e i fratelli grazie a un corridoio umanitario. « Avevo 16 anni, lì ho preso il diploma di terza media » . A Bologna è stata trasferita perché i suoi fratelli sono talassemici, presi in carico dal Sant’Orsola dove sono in attesa del trapianto. «Qui però sono finalmente potuta tornare in un’aula, per la prima volta ho avuto compagni, amici e professori che mi hanno aiutato. Non è stato facile ». Dopo i primi tre anni e l’abilitazione professionale, Fatima è stata infatti costretta a ultimare il percorso, gli ultimi due anni, alle scuole serali. «Di giorno lavoravo come cameriera, per mantenere la mamma e i miei fratelli, di sera andavo a scuola fino alle 23 » . Lunedì finalmente ha dato l’orale, è passata con il punteggio di 60/100. Diplomata. «All’uscita c’era mia mamma, ci siamo abbracciate, ho pianto di nuovo. È il mio capolavoro» esulta. E visto che il ministro Valditara il capolavoro quest’anno lo ha chiesto davvero agli studenti, lei ha raccontato la sua storia. «Difficile ma non impossibile» il titolo. Lo ha dedicato alla sua famiglia, ma poi «Al sogno della me bambina, che continua a guidarmi con dolcezza e coraggio. E assolutamente a chi mi ha aiutato e mi ha insegnato che chiedere aiuto non significa arrendersi, ma rifiutare di arrendersi » . Tra questi i volontari della Caritas che le hanno dato una mano. Il suo viaggio di maturità saranno due settimane di lavoro in una casa di cura, visto che il suo diploma è in “Servizi per la sanità e l’assistenza sociali”. « Così vedo se è un impiego che mi può piacere». Anche se il suo sogno sarebbe lavorare con i bambini. « Vorrei iscrivermi all’università, a Scienza della formazione, non voglio fermarmi. Però prenderò un anno di pausa, gli ultimi sono stati veramente pesanti. Ma la mia gioia mi ha ripagato di tutto». — e.giam. © RIPRODUZIONERISERVATA
Prologo
L'articolo su Repubblica Bologna ci da lo spunto per mettere in evidenza il risultato positivo di un ottimo lavoro di squadra ottenuto supportando la famiglia di Fatima.
Tutto ha origine quando una socia fondatrice dell'associazione, Agnese, conosce la famiglia in un campo profughi libanese, mentre era impegnata in Operazione Colomba della Papa Giovanni XXIII. La famiglia di Fatima era come tante altre famiglie profughe siriane, ma con una particolarità: i due fratelli maschi erano e sono affetti da una rara malattia del sangue, difficilmente curabile nel campo profughi, che avrebbe segnato inevitabilmente il loro destino. Le altre caratteristiche erano probabilmente comuni a tante altre: il padre ucciso davanti alla moglie e ai figli, pochi parenti rimasti in vita.
Grazie ad un corridoio umanitario, la famiglia raggiunge Bologna, dove la Oncoematologia Pediatrica del dell'Ospedale S. Orsola li prende in carico.
Gli anni passano. Tanti piccoli traguardi vengono raggiunti, per nulla scontati per la famiglia quasi senza scolarizzazione.
Dopo sei anni hanno ottenuto un alloggio ACER, Fatima si è diplomata mentre lavorava, sua mamma è stata operata alla ginocchia con un decorso al momento positivo, il fratello maggiore ha ottenuto un attestato professionale al CIOFS, il fratello minore ha ottenuto il passaggio alla scuola media. Tutto questo mentre ogni tre settimane devono essere curati con trasfusioni del sangue.
Il risultato positivo del lavoro di squadra è stato raggiunto grazie alla collaborazione dei seguenti enti, oltre a quelli già citati:
- al gruppo di Casa Ines dell'associazione nella sua globalità, in particolare al gruppo ristretto che si è formato nell'ultimo anno per garantire una intensità di supporto maggiore,
- la Caritas Diocesana (alcune operatrici in particolare, con il suo direttore e il suo presidente il cardinale),
- l'OPIMM che con il progetto "il Punto" hanno accolto la mamma, insegnandole a cucire,
- la CIM Società Cooperativa Sociale che ha permesso la realizzazione di un tirocinio formativo dedicato a Fatima, pagato da Progetto Speranza,
- il servizio sociale territoriale (in particolare la loro assistente sociale),
- la Casa della Carità, con alcune operatrici in particolare per il supporto generoso a 360°
- alcune famiglie che nel tempo si sono affiancate, anche solo per donare una piccola cifra.
Infine non dimentichiamo il proprietario dell'appartamento che, con l'intercessione di don Tarcisio Nardelli, ha concesso il tempo necessario per far ottenere alla famiglia l'alloggio ACER.
Come associazione Progetto Speranza, gruppo Casa Ines, continueremo a seguirli in questo loro percorso di autonomia: difficile e tuttavia possibile.
DIFFICILE MA NON IMPOSSIBILE (Fatima Alrachid)
Capolavoro di una maturanda siriana, presentato in vista dell'esame di maturità 2024
Eccomi un'altra volta fiera delle cose che faccio, ho sognato sempre da piccola di studiare e costruire un futuro dove sono solo io la protagonista della mia vita: sono stata fortunata ad avere dei genitori aperti.
Ho provato ad andare a scuola in mezzo alla guerra, ho provato perché la città era calma e finalmente con l'inizio della scuola non c'erano dei bombardamenti. Il primo giorno della scuola elementare è stata fatta una foto d'inizio scuola, ma non sapevo che sarebbe stato il primo e l'ultimo giorno di scuola.
In quel giorno ho perso tanti amici e i miei maestri, che avevo conosciuto proprio quel giorno. In pochi siamo sopravvissuti. La scena era terribile da descrivere. Poi con l'aiuto di un mio cugino siamo riusciti a scappare e raggiungere la famiglia. Successivamente non saremmo più potuti andare a scuola perché tutto era distrutto, poi non c'erano più neppure i maestri ad insegnare.
Ecco perchè non sono più andata a scuola. Tuttavia non mi sono fermata là, ho imparato da sola a scrivere e leggere l'Arabo. Dopo molti anni sono scappata in Libano. Purtroppo anche lì non ho potuto studiare perché i siriani non potevano.
Passano poi altri anni e arrivo in Italia, con una situazione familiare particolare. Ho iniziato a studiare ed è stato difficilissimo in italiano. Da lì è partito tutto: ho iniziato a studiare e imparare l'italiano, frequentando la terza media. Facevo le scuole serali per mantenere la famiglia. Mi sono impegnata al massimo e finalmente ho superato l’esame di terza media in Sicilia e sono venuta a Bologna, dove ho iniziato le scuole superiori, portando a termine diversi obbiettivi. Sempre studiando. Il mio capolavoro di questo anno è che non ho mai mollato nonostante tutti i motivi e la situazione famigliare. *Il mio capolavoro di oggi è quello di essere riuscita ad arrivare al quinto anno di scuola superiore, sono a un passo dalla maturità.* Sono ancora qui che sto combattendo con i recuperi e le ricerche. Ad imparare un po’ di tutto come una piccola guerriera per realizzare i miei sogni uno dopo l'altro.
Fatima Alrachid